lunedì 4 gennaio 2016

Tre domande a Cristiano Micucci

Ciao Mix (per gli amici Cristiano Micucci si chiama Mix), perché hai scritto Eccì?
Eccì l'ho scritto perché un giorno mi è capitato davanti, probabilmente per la biliardesima volta nella mia vita, quel dettaglio sulla velocità degli starnuti che lascia sempre tutti stupiti per alcuni secondi, poi non gliene frega più niente a nessuno, e forse è per questo che non ci sono tanti libri che parlano di starnuti. Insomma ho letto che gli starnuti vanno a 200-300 o anche di più (ogni fonte riporta cifre diverse) chilometri orari, e come tutte le volte precedenti sono rimasto a bocca aperta, e ho pensato che era una velocità incredibile, che non ci si aspetta mica da uno starnuto. Poi però, passati alcuni secondi, invece di cliccare altrove o girare pagina, invece di fare come tutte le volte precedenti, mi sono chiesto Chissà cosa succede aumentando la velocità, che mi pare anche una considerazione da scienziato (io spesso mi spaccio per uomo di scienza), o quantomeno da empirista (io spesso mi spaccio per uomo di filosofia), così ho deciso di scrivere cosa succedeva, giocando a sproposito con quella variabile, ed è venuto fuori Eccì.

Dove, come e quando l'hai scritto?
L'ho scritto nella sala lettura (e scrittura, evidentemente) della biblioteca comunale di Matelica. Non è che ci vado apposta, a Matelica, che è un paesino della provincia di Macerata, ci abito proprio, quindi mi resta piuttosto comodo, almeno rispetto a, che so, Roma o Vibo Valentia. La biblioteca, intitolata a Libero Bigiaretti, è un luogo tranquillo, sebbene molto vivo, in cui sono di casa, e c'è una rete wi-fi sufficientemente lenta da limitare le distrazioni da social network. Inoltre, essere circondato da libri è stimolante, perché appena vedi uno spazio vuoto pensi Ecco, lì ci starebbe proprio bene il mio, di libro.
L'ho scritto su Naima, che è il mio netbook (do i nomi ai computer, sì. Non lo fanno tutti?). È un po' vecchiotto, c'è da dire, ma con Xubuntu (è un sistema operativo) è abbastanza scattante: tanto, per scrivere non serve mica Pensiero profondo, basta poco. Come programma ho usato Abiword, anche se sempre più spesso scrivo tutto con editor di testo minimali e salvo ogni cosa in txt. Less is more, diceva Dante Alighieri.
Eccì è stato scritto in due fasi. Anzi tre. La prima mi pare fosse verso l'autunno del 2014. Raggiunta una bozza di alcune pagine e molti appunti, lo lasciai da parte (io faccio così, di solito, coi testi lunghi: inizio a scrivere una cosa, poi a un certo punto mi annoio, arranco, e lascio stare, e inizio a scrivere altro. Poi riprendo in mano questi abbozzi dopo mesi, o anni, e riparto). All'inizio della primavera del 2015 l'ho ripreso e dopo non più di due mesi avevo una prima stesura piuttosto sostanziosa. Infine c'è stata una terza fase di scrittura, messa in moto dai sacrosanti consigli di Lele Rozza (editor di Blonk), che ha portato Eccì al suo volume attuale. L'ho scritto di giorno, comunque.

È bello?
È un tipo.


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Cristiano Micucci (Mix) ha un blog dove scrive delle cose che fanno ridere e bene alla pelle. Spesso gli passa per la testa anche di scrivere su e per Barabba (tra cui anche un libro di racconti digitali).
Eccì, che è uscito qualche giorno fa (l'anno scorso!) in formato elettrico per Blonk, non è propriamente il suo esordio letterario, ma forse sì. Comunque, mentre lo leggevo, prima delle ferie, in pausa pranzo, a un certo punto ho dovuto smettere per non sputazzare le penne all'arrabbiata sulla schiena di uno seduto nel tavolo di fronte al mio.

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