giovedì 26 luglio 2012

Gli antieroi - speciale olimpiadi: Ingemar Johansson, il coniglio nel cilindro

Ingemar Johannson è stato il quinto campione del mondo dei pesi massimi a non essere nato negli USA. Vinse il titolo battendo il grandissimo Floyd Patterson nel 1959. Vinse per KO tecnico al terzo round e in quel terzo round Patterson venne messo al tappeto sette (SETTE) volte. Uno schiacciasassi, una macchina infernale di potenza e agilità, un destro micidiale. Ingemar Johannson venne dichiarato "sportivo dell'anno" e finì sulla copertina di "Sports Illustrated". Recitò anche in alcuni film di Hollywood, poi tornò a combattere contro Patterson che questa volta vinse. Negli incontri di allenamento ebbe come sparring partner anche un certo Cassius Clay e gli fu offerto di combattere contro di lui per 100.000 dollari, ma Ingemar rifiutò dicendo che il futuro Mohammed Alì non era in grado di combattere con lui, all'epoca.

Johannsonn venne soprannominato "INGO" per la ovvia abbreviazione del suo nome e "IL MARTELLO DI THOR" per la potenza del suo destro. Si ritirò dalla boxe nel nel 1962. Ingo aveva aperto un bar con lo stesso nome, così come una barca da pesca ne perpetuava le gesta. Per qualche tempo andò a vivere in Florida e corse addirittura alcune maratone. Divenne amico di Patterson e con l'ex rivale si scambiarono visite di cortesia ogni anno sin quando entrambi non furono colpiti dal morbo di Alzheimer. Nel 2000 l'accademia dello sport svedese lo nominò "Terzo miglior atleta svedese del ventesimo secolo" dietro al tennista Bjorn Borg e allo sciatore Ingemar Stenmark. Ingo Johannson trascorse gli ultimi anni della sua vita in preda alla demenza senile e all'Alzheimer in una clinica svedese accanto alla sua seconda moglie Birgit. Quando morì, nel 2009, lasciò cinque figli.

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Olimpiadi di Helsinki, 1952. Nella finale per la medaglia d'oro dei pesi massimi c'è un americano di nome Ed Sanders. Ha vinto tutti gli incontri eliminatori per KO mostrando una furia cieca e una forza devastante, e si è meritato una serie di soprannomi paurosi, di quelli da far prendere paura agli avversari. Il suo contendente invece è arrivato a combattere per l'oro grazie a due vittorie ai punti e un abbandono. Quando comincia l'incontro, Sanders avanza minaccioso tanto che l'avversario inizia letteralmente a fuggire intorno al ring. L'arbitro lo richiama invitandolo al combattimento, ma il ragazzo SCAPPA. I giudici lo squalificano per "scarsa combattività" e arrivano a negargli persino la medaglia d'argento, tanto che la bandiera della sua nazione resta ai piedi del pennone durante la premiazione, con un gradino del podio vuoto. I giornali si scatenano e nei giorni seguenti quel ragazzo diventa la vergogna nazionale, l'incarnazione stessa della vigliaccheria. Il ragazzo medita il ritiro definitivo dalla boxe, cade in depressione, arriva persino a sostenere che quel suo scappare fosse una tattica di gara, ma nessuno gli crede. Nessuno, tranne un allenatore che lo prende sotto la sua ala protettrice, convinto che il ragazzo sia un campione. Il mago si chiama Edwin Ahlquist, il coniglio Ingemar Johannson. La magia del "Martello di Thor" ha appena avuto inizio, il mondo intero si prepari a rimanere a bocca aperta.

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