domenica 18 marzo 2012

Accademia della Semola: IL / LA Lavapiatti

L'altra sera, mentre eravamo sdraiati sul divano a guardare il Grande Freddo, sapevo un po' confusamente che c'era pure Kevin Costner nel ruolo del morto, m'ero solo dimenticato che l'avevano tagliato in fase di montaggio.
Per tutto il film ho avuto quel senso di attesa, come un nuovo Estragone che diceva alla Vladimira, "Adesso arriva. È il suo momento. Adesso arriva Kevin. Dai! Adesso è perfetto, prima no ma ora, guarda qua, flashback, taaac, perfetto, così tutto torna".
E invece niente.
Forse quest'attesa non me l'ha proprio fatto gustare.
Anche se per alcune cose, m'è sembrato un po' tirato per i piedi, come se si volesse a tutti i costi rientrare nelle righe della storia, nessuno che ne esce, Kevin/Alex a parte ovvio. E poi perché la mia memoria ricordava Costner e non ricordava il taglio? La mia memoria è stata selettiva come il regista anni prima?

Ma non era di questo che volevo parlare, c'è qualcuna/o di ben più referenziato per parlarne, di film, per fortuna vostra. È che ad un certo punto, una delle protagoniste dice che c'è da caricare LA lavapiatti e lì, in quella piccolissima frase, ho sentito tutta la distanza dei 30 anni del film. 30 anni dov'è successo di tutto, arrivato di tutto e partito di tutto, in quella coordinazione tra articolo e sostantivo. LA Lavapiatti.

Da quando sono nato, più di 30 rotazioni terrestri intorno al sole, ho sempre identificato quella macchina come LA lavastoviglie mentre per lavapiatti intendevo l'essere umano rigorosamente maschile, rigorosamente IL, preposto alla funzione esclusiva di lavaggio dei suddetti discoboli per vivande. Un ruolo piccolo ma, all'interno del meccanismo complicato e sincronico dell'apparato cuciniero, fondamentale. Conosco infatti non poche persone che non smetterebbero mai di cucinare se dopo non dovessero anche ripulire e lavare le pentole che utilizzano. Qualcuno o qualcosa deve sempre pulire.

La lavastoviglie, sono andato a controllare, è stata inventata nel 1886 da un'americana, Josephine Cochrane, che s'è detta: "se nessuno lo fa, lo farò io stessa!" Vero Do It Yourself. Il mondo intero dell'autoproduzione dovrebbe nominarla patrona e farci pure i santini o le figurine. Un altro c'aveva provato prima, sempre un americano, ma l'aveva fatta in legno, vatti a fidare dei maschi.

Il lavapiatti, sempre maschio, invece esiste fin dalla nascita delle padelle, fin dalla scoperta della ceramica e anche prima. Numerose infatti sono le iscrizioni rupestri di omarini che a gesti chiedono a uno di andargli a lavare le scodelle di pietra o le ossa di mammuth. Il lavapiatti ci sarà sempre, anche se sarà stato messo in difficoltà dall'arrivo del LA lavapiatti, rimarrà sempre, come l'olfatto che sempre più anestetizzato stiamo perdendo.

Immaginatelo lui, solo e solitario, unico, ultimo sisifo della storia umana, sfidare orde di terrine, legioni di sottopiatti, squadriglie di zuppiere, armate di vassoi, branchi di fondine, commando di consommé. La sub-vita minerale che tenta di sopraffare il vivente a base di carbonio.

Con la consueta ironia che li contraddistingue, i francesi chiamano chi assolve questo compito arduo e specifico le Plongeur, il Tuffatore.
E questa settimana ho ripreso a nuotare.
Forse sono gli ultimi scampoli di umanità in un futuro sempre più automatizzato, o forse le macchine ci stanno lasciando liberi di fare solo ciò che vogliamo fare, sia con IL che con LA.
Con la solenne benedizione di Kevin Costner.

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