venerdì 18 marzo 2011

Cicatrici: Gradi, angoli, spigoli

[riceviamo e pubblichiamo gongolando la cicatrice del piccolo Chetti, detto Simone Marchetti, detto Chettimar]

(Posizione)
Sopracciglio sinistro.

(Cause)
“Questione di centimetri”.

Chiunque sia abituato alle telecronache direbbe “questione di centimetri”. La differenza che passa fra un gol e un tiro fuori di poco, fra un lancio errato e una presa sicura.

Inizio estate. Otto o nove anni, non ricordo di preciso. Erano ancora tempi in cui si andava tre mesi alla casa al mare o in montagna e io, che di casa avevo quella dove abitavo e basta, non trovavo un amico che fosse uno con cui giocare. Rimanevamo io e il mio pianoforte ad annoiarci a vicenda coi nostri esercizietti di tecnica, prova l’accordo, ripeti quel salto ché non ti viene bene, do-re-mi-fa-sol-fa-mi-re-do a sfinimento. Ogni tanto c’era l’eccitazione di uscire di casa “così andiamo a prendere il gelato al bar in fondo alla via”, ma quei cinquecento metri sembravano infiniti: i calzini che ti si appiccicavano ai piedi, le palpebre impastate di sudore, mio padre che tentava di asciugarsi la fronte col dorso della mano. Arrivavamo a casa in tempo per vedere la tappa del Tour de France col fiatone, il gelato piantato sullo stomaco e l’unico desiderio di bere almeno tre litri d’acqua a testa.

Anche quello era un pomeriggio di caldo atroce, di quelli in cui l’aria per l’afa diventa semisolida. Mia madre si stava lamentando del tempo con la vicina, “forse dopodomani piove, ma chissà” e io non capivo perché si dovesse protestare così tanto per qualcosa che è al di fuori del nostro controllo, né tantomeno perché dopo qualche giorno di temporali i discorsi si trasformassero magicamente in “eh, ma che schifo, ormai l’estate è finita”. Vedendo la porta aperta, mi sono inventato un gioco per far trascorrere almeno altri cinque minuti. Tipo mondo, o campana, dipende dal luogo ma da me si chiama mondo, non disegnando lo schema col gesso sul marciapiede ma usando le piastrelle del pavimento: una piastrella, una casella, e bisognava arrivare al piano terra.

Piastrella, piastrella, piastrella, piastrella, zerbino, piastrella, piastrella, ringhiera, gradino.

Ho sceso un gradino, ne ho sceso un altro, alla fine sono arrivato sul pianerottolo. C’era una finestra con gli infissi in alluminio, lasciata aperta per dare un’illusione di fresco.

(Io la visione d’insieme non ce l’ho di natura, l’ho maturata con gli anni. Ogni tanto finisco per concentrarmi su singole cose specifiche, il mio cervello è un angolo acuto, condensa i suoi raggi in un punto specifico come uno specchio ustore, quando gioco a scacchi vedo un’area di quattro caselle per quattro e non mi accorgo mai quando mi fanno scacco matto.)

Piastrella, piastrella, ringhiera, gradino, adesso dev’esserci il gradino, perché non c’è il gradino? Cosa non ho visto? Cosa mi sono dimenticato di vedere?

Quando lo spigolo dell’infisso in alluminio della finestra del pianerottolo mi si è infilato nel sopracciglio, aprendolo in due come uno spicchio di mandarino, non ho avuto il tempo di pensare “e se fosse finito un centimetro più in basso?”. Ho salito di corsa le scale tenendomi l’occhio con la mano, lasciando una scia di gocce di sangue tipo Pollicino, però pulp. Mia madre ha sbiancato, mi ha chiesto “com’è successo?”, “ho preso lo spigolo della porta del pianerottolo” ,“ci vedi?”, “sì, ho tutto gonfio ma ci vedo”, “fammi vedere”, “ahia, mi brucia”, “ma potevi cavarti un occhio”. Mamma, questione di centimetri.

(Conseguenze)
Una mia ex mi diceva che quella cicatrice sul sopracciglio era molto sexy. Dovevo iniziare a farmi delle domande quando una sera mi ha chiesto di vestirmi da Jack Sparrow.

di Simone Marchetti "Chettimar"

1 commento:

  1. paradossalmente,pur avendo svariate cicatrici(moto,sci,e altro)
    Le peggiori (sono due e si....INCROCIANO)sono dietro la schiena e formano
    una croce al contrario,quindi con la testa all'ingiù. correndo lungo la schiena, partendo dal basso coccige
    fino alla seconda lombare,per un totale fra loro di 80+ 60 pt.
    Una leggenda dice che (non ricordo dove l'ho letta) ogni segno,ogni cicatrice che portiamo sul nostro corpo
    sono il segno di"antiche battaglie"(diciamo che mi piace crederci)Almeno hanno un senso,visto che con me, la sfiga ,ci vede benissimo.

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