mercoledì 30 marzo 2011

Cicatrici: Chinesinho

[riceviamo e pubblichiamo la cicatrice di Marco Aprile detto "tokyoblues"; e ne approfittiamo per dire che, vista la mole di sfregi che ci state mandando, finirà che ci faremo un ebook, ma abbiate pazienza, ne parliamo dopo l'uscita di Schegge di Liberazione]

(Posizione)
Coscia destra, a metà fra inguine e ginocchio.

(Cause)
La vicina stendeva la biancheria in cortile. A quei tempi si diceva cortile, non giardino. Aveva un cane da caccia, marrone scuro, con un’aria vagamente baffuta. Io gironzolavo spesso da quelle parti, in bicicletta oppure in mutande, con il pallone in mano e la maglia della Juve, quella di Chinesinho, che aveva il numero arancione dietro. Il giorno non lo ricordo, ma era l’estate del 1968 e i Pink Floyd non li conoscevo ancora. C’è anche una foto di quel giorno, scattata poche ore prima che accadesse il fattaccio.

La vicina era alle prese con un grande lenzuolo verde e io le stavo fra i piedi. Avevo qualcosa in mano: mia madre sostiene che fosse una coscia di pollo. Piuttosto improbabile: era tardo pomeriggio e lei era in vacanza in Marocco. Io propendo per un gelato, o almeno per la cialda di un gelato. Il cane è lì vicino, mi annusa, fa per allungare il muso verso la mia mano, io faccio un movimento improvviso nel tentativo di scartare gli ipotetici avversari rappresentati dai pantaloni stesi ad asciugare.

Il cane impazzisce, mi agguanta, mi getta a terra. Sento soltanto un gran rumore. E poi un sapore di polvere. Qualcosa, qualcuno mi strappa via e inizia a correre sulla salita che porta in paese. Vedo passare giovani alberi a intervalli regolari. C’è puzza di pesce che arriva da una fabbrica lì vicino.

Poi tutto diventa verde, come il lenzuolo che la vicina stava stendendo prima.

(Conseguenze)
A dispetto dei vistosi segni che il cane mi ha lasciato sul volto, adoro i cani. Mi hanno fatto paura solo i doberman da quando avevo 7 anni a quando ne avevo 11. Così. La cicatrice mi fa sembrare uno con la cellulite. Il che non è bello, anche per un uomo.

di Marco Aprile "tokyoblues"

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