mercoledì 10 marzo 2010

Il nome del padre

Mio padre si chiama Iules, ma non si è mica sempre chiamato così. Prima era Jules, con una certa ambiguità nella prima lettera. Fino a quarant'anni su alcuni documenti c'era la I, su altri la J. All'anagrafe dicevano che c'era la I ma poi si grattavano la testa e rispondevano che non erano mica tanto sicuri neanche loro, perché una volta le schede le compilavano a mano e proprio sotto la I c'era uno sbavo e non si capiva se fosse inchiostro sputato dalla penna, forse non era una biro, una penna a sfera, perché chissà quando è arrivata in un paesino di poche migliaia di anime la penna a sfera, la biro, anche se è stata inventata nel 1938 e le prime le vendevano nel 1945; e forse era inchiostro sputato dalla penna, forse uno sbavo intenzionale, perché nel 1953 la J non era una lettera tanto in voga, c'era gente che non la conosceva, e l'impiegato dell'epoca, nel dubbio, magari ha messo lo sbavo.

Mia nonna, sua madre, gli ha dato nome Jules perché leggeva i fotoromanzi su Grandhotel e c'era questo Jules che era un gran figo. Poi quando mio nonno è corso all'anagrafe per registrare suo figlio, su un bigliettino aveva scritto Jules con una calligrafia tremolante e mica si immaginava che Jules si leggeva alla francese. Lui all'impiegato dell'anagrafe gli ha detto iules, poi gli ha fatto vedere il bigliettino e l'impiegato ha compilato la scheda con lo sbavo.

Mio padre fino a quarant'anni si è firmato con una I che sembrava una J, era contento così, faceva un bel ricciolo sotto la I, una cosa quasi artistica, una felicità ogni volta che doveva firmare un assegno o un voto sul mio diario o una giustificazione per la scuola. Lo guardavo sempre con ammirazione ogni volta che firmava. Gli dicevo Babbo ma che bella firma, ma che bel nome.

Poi a quarant'anni gli arriva una lettera dallo Stato. Volevano chiudere la questione perché non erano mica sicuri che gli fossero arrivate tutte le bollette. Gli han detto Sig. Iules o Jules, si decida, le mandiamo un modulo da compilare e lei sceglie il suo nome una volta per tutte, noi le inviamo dei documenti nuovi di zecca e aggiorniamo tutte le sue pratiche, ma si decida, ché qua non ci capiamo niente. Allora mio padre è stato una settimana col mento appoggiato sul pugno, seduto al tavolo della cucina, per decidere come chiamarsi definitivamente da lì in poi. Una mattina, senza dir niente a nessuno, è andato a spedire il modulo. Quando è tornato a casa si è fatto un caffé, e quando ci siamo svegliati, io e mia sorella, ci ha detto Ragazzi, mi chiamo Iules, con la I.

Ho sempre pensato che decidere il proprio nome a quarant'anni fosse una cosa giusta. Metterei una legge per la quale ognuno, a quarant'anni, o anche prima, se vuole può scrivere una lettera allo Stato dove dice che nel pieno delle facoltà mentali decide di cambiare nome. Anche il cognome. Poi se a uno gli piace il nome che porta lo può anche tenere. Come dovrebbe essere il battesimo, scegliere coscientemente il proprio nome sarebbe una cosa matura, per una persona e per uno Stato. Io, per esempio, non ho dubbi. Io lo so che se potessi mi chiamerei John Laser.

3 commenti:

  1. Credo che mi chiamerei Nicole Supertramp.
    O Lily Supertramp?

    Eh, un bel problema.
    E se a uno non ci andasse più bene quel nome lì?
    Hm.

    Credo che mi chiamerei Lily Reed.
    Oppure Nicole Reed.

    Eh, un bel problema.

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  2. no, si cambia una volta sola. Lo si deve fare responsabilmente, è una cosa importante :)

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  3. Allora dovrò trovare il modo di decidermi.
    Magari chiederò un consiglio (:

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