venerdì 23 maggio 2008

Migrazione Clandestina

In seguito all’episodio increscioso dell’assalto delle cornacchie ad alcuni passanti avvenuto in questi giorni al Parco Amendola, il nuovo governo convoca d’urgenza un consiglio dei ministri straordinario in uno dei luoghi nevralgici per la città di Modena: il quartiere Bruciata.
Appresa la notizia, giungono perentorie le dichiarazioni del ministro dell’interno Marroni: «non possiamo permettere che i nostri figli diventino preda di uccelli irregolari» e avanza la proposta di un disegno di legge che introduca il reato di migrazione clandestina e che preveda «una Voliera di Permanenza Temporanea in ogni parco comunale».

Dello stesso parere anche il neoleader di Alleanza Irrazionale, La Ruspa, secondo cui «la migrazione clandestina è diventato un problema di assoluta emergenza» e propone «misure severe ed esemplari» per quei volatili che arrivano nei nostro paese soltanto per procreare nei mesi estivi. «Diciamolo, questi animali», aggiunge l’on. La Ruspa, «deturpano i nostri monumenti e rendono invivibili le nostre belle città».

L’emergenza migrazione viene accolta, seppur con qualche riserva dell’ala sinistra, anche dall’opposizione che prima di tutti aveva istituito ronde diurne di cacciatori a Firenze e Torino durante l’allarme piccioni. «Vogliamo distinguere tra quei volatili che vengono nel nostro paese per volare» afferma il ministro ombra degli esteri Pero Frassino «e quelli che si comportano da gazze ladre o che sporcano i nostri edifici e le nostre piazze».

L’unica voce fuori dal coro viene dagli agricoltori, preoccupati per l’eventuale scomparsa di volatili nel periodo estivo, indispensabili per il lavoro nei campi e quella propensione innata alla caccia di insetti e roditori durante la raccolta. Risponde loro, seccata, l’onorevole Alexandra Merdolini: «Quando sento la parola agricoltura metto mano alla pistola».

martedì 20 maggio 2008

Arcipelago Pogrom

Lasciate che vi dica la mia, in mezzo alle tante che si sentono e si leggono e si assorbono ultimamente; lasciate, vi prego, che anche io mi lamenti, perché è sacrosanto lamentarsi (non dico passare alle mani, ai fatti, alla pulizia etnica, quello no, siamo civili noi… ma lamentarsi sì, diamine). Io dico che qui in centro è una jungla. Non se ne può più. NON SI PUO’ PIU’ USCIRE DI CASA LA SERA, e nemmeno rimanere davanti alla tv e sorseggiare una birra e parlare con la propria fidanzata senza che salgano quegli schiamazzi offensivi dal centro della piazzetta, accidenti a loro. L’altra sera – giuro! – saranno stati più di un centinaio. Forse duecento.

E no, Leonardo, no. Hai un bel da dire, ma in centro è DAVVERO una jungla. Lo so dove abiti, e ci sono quelle poche decine di metri che ti separano dal baccano. Non li senti i vetri che si rompono in continuazione. Non ti arrivano le urla ubriache alle due di notte o le mezze risse di chi si attarda più degli altri. Puoi scegliere di uscire la sera e andartene a piedi passando per altre vie, senza doverti per forza confrontare con quelli, farti guardare e squadrare e rimirare, perché loro ti fissano finché non giri l’angolo. Il portone di casa tua non ti obbliga ad attraversarli con gli occhi bassi, quando sono talmente tanti che ti fanno sentire diverso! Sì, mi sento UN DIVERSO quando mi avvicino – per forza – a quel branco maleducato, ebbro, ridente. Ridono sempre.

Ci vorrebbe un po’ di ordine. Un po’ di pulizia (vedeste il merdaio che lasciano spesso sulle panchine, per non parlare, di nuovo, dei vetri rotti dove al pomeriggio i bambini vanno con la bicicletta). Ci vorrebbe un poco di educazione, almeno! Un poco di rispetto per chi abita nella zona, per chi tutte le sere non può nemmeno fumare una sigaretta alla finestra senza venire additato… come se per loro fossi un privilegiato. Come se non desiderassi di gran lunga andare in periferia, nell’hinterland, dove almeno non si ritrovano tutti insieme e così tanti e così insolenti.

Scusate lo sfogo, ma non si può tacerle per sempre certe cose. Poi la gente si esaspera. Non vorrei che la vedeste come una legittimazione del razzismo, con tutte quelle brutte cose e violente che si sentono in giro sui rom, i transessuali, la spazzatura e tutto il resto. Ma abbiate pazienza e credetemi: non se ne può più di quei cazzo di aperitivi al Caffè ********. Sono pericolosi. L’anno scorso hanno addirittura sgozzato un cane

lunedì 19 maggio 2008

giovedì 8 maggio 2008

La Tiritera del Libro

Israele compie 60 anni. Tanti auguri.
La Nakba compie 60 anni. Tanti auguri.

Paradossali dichiarazioni dell'establishment - direttore della Fiera in primis - ove si cerca in maniera claudicante di svernare il vecchio assioma per cui letteratura e contestazione politica sono due argomenti distinti. Come se Dante avesse scritto una canzonetta pop.

Antagonisti - ovvero antagonisti agli antagonisti agli antagonisti, se vogliamo metterla sullo scontro - urlano al boicottaggio e gridano "Palestina libera!" fuor dai cancelli della Fiera, con tanto di fumogeni e kefiah a mo' di bavero - e finanche il pugno alzato, come se il retaggio socialista della lotta palestinese fosse passato ad Hamas...

Ondate presidenziali e protointellettuali di frasi fatte sulla "legittimità" e sul "diritto all'esistenza" dello stato d'Israele. Tritando e ritritando si prova a ravvivare una fiera del libro in un paese sempre più esiguo di lettori e in preda a sintomi di bulimia da evento culturale (sintomi spesso esilaranti, come il pienone al festival della Matematica di qualche mese fa).

Noi che dalle parti di Barabba, con pareri spesso discordi, mastichiamo a modo nostro politica e letteratuta come fossero un tutt'uno, vi regaliamo uno stralcio di "Vita agra di un anarchico", biografia di Luciano Bianciardi firmata da Pino Corrias. E tanti auguri.

"[...] una volta siamo andati in Israele, nel '67, subito dopo la guerra dei sei giorni, dove lui litigò con tutti quelli che facevano le lodi sperticate di questa nazione... Aveva visto, il primo giorno, un rastrellamento e gli era bastato, aveva visto come venivano trattati gli arabi.
Quando tornò a Rapallo, per qualche settimana, usciva di casa con la benda sull'occhio, come Moshe Dayan... Così, per prendere per il culo i filoisraeliani."